I "tempi" avanzano veloci, e
molti indizi possono far pensare ai cambiamenti che indicano i momenti salienti di passaggio
da un'era alla successiva. Fra questi indizi, certamente è da annoverare la
necessità di riempire l'animo umano dal vuoto interiore che sempre più individui
sentono, con la corrispondente domanda di rivedere la propria visione del mondo
e di se stessi. Si cerca un cambiamento, e come tutte le domande anche questa
instaura una rincorsa alle risposte.
Ne
consegue la nascita di discipline cosiddette alternative, cosa che se da un lato può essere un bene, richiede
attenzione sotto almeno due punti di vista:
1.
Guardiamoci dal costruire una specie di "società alternativa", perché
questa sarà sempre vissuta da chi vi è dentro, e vista da chi è al di fuori,
come una organizzazione antagonista, anziché una integrazione; chiunque ci
tenga legati ad una organizzazione di carattere esteriore non ha il nostro bene
come fine, ma la crescita dell'organizzazione stessa. Chi, d'altra parte,
possiede degli strumenti tali da saper dare delle risposte, a se stesso e agli
altri, a quella ricerca, dovrebbe porsi come un lievito nell'ambiente in cui
già si trova, invece di opporsi estraniandosi da esso, talvolta denigrandolo in
modo sterile.
2.
E questo ci porta al secondo punto di vista: dovremmo fare anche attenzione a
non cercare attività diverse per semplice attrazione verso la diversità, o
perché la cosiddetta normalità non ci soddisfa più: la persona che si trova sul
sentiero spirituale non fa cose diverse
dagli altri, ma fa le stesse cose che
faceva prima o che fanno gli altri, ma con
spirito diverso, brillando, come recita la poesia che ci trasmette Max
Heindel, lì dove si trova.
Un altro ostacolo all'apertura di coscienza verso un orizzonte più vasto
del consueto può essere la paura; paura di abbandonare un'idea che, per quanto
vecchia, abbiamo condivisa fino al giorno prima, paura, in altre parole, di
lasciare il noto per l'ignoto. Sentiamo una spinta interiore, ma fatichiamo a
riconoscerla come richiedente quella libertà di pensiero che sola può condurci
verso la soluzione del problema. Ma la sola alternativa sarebbe quella di
rimanere nella insoddisfazione, magari cercando di nasconderla a noi stessi; ma
prima o poi verrà fuori, e senza una via da percorrere rischierà di farci
legare al primo gruppo o alla prima scuola che ci capiti sotto mano. No, la
libertà ha come contraltare la responsabilità, e noi abbiamo la responsabilità
verso noi stessi di prepararci per i nuovi tempi con serietà e impegno, sapendo
che nessuno può fare il lavoro al posto nostro, e che perciò non siamo
dipendenti da nessuno, rispondendo solo alla nostra coscienza.
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